

BERLINO – George Clooney sfida Viktor Orbán: probabilmente ispirato dalla moglie Amal, avvocato di grido esperta in diritti umani, il divo di Hollywood attacca in pubblico il premier ungherese definendolo “autore di discorsi di odio e discriminazione, come Bolsonaro in Brasile”. Attacco di un attore di fama mondiale nel momento in cui l’Ungheria e la Polonia sovraniste-autocratiche si scontrano con l’Unione europea per il loro veto a bilancio Ue e Recovery Fund, che la Ue vuole concedere a condizione del rispetto dei valori dello Stato di diritto, costitutivi del mondo libero. Immediata, e rabbiosa, la reazione del governo ungherese.
In un’intervista concessa a GQ e pubblicata online, Clooney parla di un suo film in preparazione, il cui tema è una situazione apocalittica fra trent’anni. E dice testualmente, citato dal Guardian online: “Nel copione non siamo in preda a una pandemia ma il mondo affronta ancora la situazione che ben conoscete, tensioni create da molti discorsi di odio e rabbia. Andate da Bolsonaro in Brasile o da Orbán in Ungheria, o guardatevi attorno. Il mondo è pieno di collera e odio”.
Le dichiarazioni di Clooney sono venute nel momento più imbarazzante per il premier ungherese, il quale oggi a Budapest ha un vertice col suo omologo polacco Mateusz Morawiecki per studiare risposte alla Ue, e ha detto “parliamo dopo di Stato di diritto, che gli aiuti anti-Covid vengano subito”. Linea opposta a quella difesa da Bruxelles e in primis dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Intanto la fallimentare gestione dell’emergenza Covid in Polonia e Ungheria fa balzare contagi e vittime a livelli record: 674 morti in Polonia con ospedali allo stremo costretti a respingere pazienti gravi, oltre cento morti in Ungheria dove il governo sovranista al potere dall’aprile 2010 ha tagliato duramente le spese per la sanità pubblica e per la scuola pubblica (privilegiando invece le scuole private cattoliche e filogovernative). Secondo il sito Daily New Hungary in un ospedale della capitale sarebbero state viste macabre immagini di cadaveri ammucchiati.
Nel frattempo, Polonia e Ungheria aprono un nuovo fronte contro la Ue, annunciandolo proprio nel giorno del vertice bilaterale a Budapest tra i due premier: rifiutano di applicare la strategia dell’Unione a favore della gender equality, decisa dalla Commissione per promuovere pari diritti e opportunità per donne e Lgbtq. Questi ultimi sono in ordine di tempo l’ultimo bersaglio del legiferare autocratico di Varsavia e Budapest. La Polonia ha pronta una legge che vieterà qualsiasi raduno pubblico Lgbtq, il premier magiaro in virtù dei poteri assoluti che a causa e col pretesto dell’emergenza Covid ha approntato una legge e un emendamento costituzionale che impongono che la sola famiglia legale in cui è possibile crescere bambini sia la famiglia etero e cristiana.
Fonte: Repubblica