

Tre casi di pazienti delle Molinette che in reparto si ammalarono di Covid e poi morirono nelle prime settimane dell’emergenza della scorsa primavera, fanno avanzare un’inchiesta della procura che sul più grande ospedale del Piemonte indaga con l’ipotesi di omicidi colposi ed epidemia colposa.
Si tratta della prima inchiesta di questo genere che coinvolge un ospedale pubblico, mentre sono numerose quelle analoghe che riguardano le case di riposo per anziani, dove gli accertamenti sono già più avanzati e tendono a chiarire come sia stata contenuta la pandemia e siano stati tutelati i pazienti quando ancora mancavano i dispositivi di protezione e le procedure di sicurezza non erano sufficienti a contenere la diffusione dell’infezione.
I Nas della procura, incaricati dal pm Vincenzo Pacileo, avevano già prima dell’estate fatto visita all’ospedale di corso Bramante, sulla scia delle denunce dei parenti che avevano visto morire i loro cari di una malattia diversa da quella per cui erano entrati in reparto. Non il caso, il primo, della coppia di anziani settantenni ricoverati nel reparto diretto da Luca Scaglione, che avevano costretto all’evacuazione di tutti gli altri malati perché, a sorpresa, risultati positivi al coronavirus.
Era l’inizio di marzo, allora, e regnava una sostanziale impreparazione alla gestione dell’emergenza. Basti pensare che i tamponi erano merce preziosissima che si riservava solo ai casi di massima delicatezza e il triage dei pazienti che dovevano entrare in ospedale veniva fatto attraverso la misurazione della temperatura e con l’autodichiarazione di contatti noti con persone potenzialmente positive perché proveninenti dalla Cina o dalle zone della Lombardia dove erano scoppiati i primi focolai.
La vicenda dei due anziani fu la prima a finire in un fascicolo della procura, ma dopo poco venne archiviato perché non emersero elementi di responsabilità dei medici o dell’amministrazione dell’ospedale.
Mentre i tre decessi finiti nell’indagine per epidemia colposa risalgono ai giorni immediatamente successivi. Sempre marzo, sempre pazienti ricoverati per tutt’altra ragione e negativi al Covid che dopo un soggiorno in ospedale si sono trovati a combattere contro l’incubo della polmonite da Covid e non ce l’hanno fatta. La diffusione, inesorabile, colpiva i pazienti ma anche molti medici e infermieri della struttura. Tanto che gli ospedali diventarono rapidamente i luoghi più pericolosi dopo le Rsa.
Alla segnalazione della Cgil che aveva sollevato il problema della commistione di pazienti Covid e non Covid che usavano lo stesso ascensore, i carabinieri del Nas avevano chiesto di acquisire tutta la documentazione utile a verificare l’adeguato isolamento dei percorsi ospedalieri. Proprio alle Molinette si era verificato anche il primo decesso tra i sanitari, un tecnico di radiologia. Situazioni analoghe si sono verificate anche in altri ospedali sui quali altri fascicoli di indagine sono aperti, ma ancora in una fase embrionale.
Fonte: Repubblica