Afghanistan, l’intelligence Usa avverte: se si parte, vincono i talebani
La ferocia come arma vincente: strateghi e politici possono contestare quest’idea, ma l’assassinio a sangue freddo di tre donne – un’infermiera e due volontarie impegnate nella lotta alla poliomielite – conferma che anche in Afghanistan questa teoria ha trovato ascoltatori. E non sembra davvero un caso se gli agguati verso le operatrici sanitarie siano avvenuti a Jalalabad, nella provincia di Nangarhar, dove è radicata la presenza dell’Isis-Khorasan, la sezione locale dell’organizzazione che aveva edificato il Califfato.
di Giampaolo Cadalanu
L’omicidio ha spinto il governo afgano a interrompere una campagna di vaccinazione essenziale, visto che l’Afghanistan ha ancora focolai attivi della malattia e l’anno scorso erano 56 i nuovi casi di persone contagiate. L’offensiva ha suscitato persino una presa di distanza da parte dei Talebani, che hanno negato ogni coinvolgimento. Ma non è ben chiara nemmeno la logica di questi attacchi. Il teorico fondamentale dell’Isis Abu Bakr al Naji sosteneva che “la gestione della ferocia” fosse uno strumento utile per la creazione di uno Stato islamico, attraverso attentati che provocano una spirale di repressione, in vista di una polarizzazione di posizioni. Non è detto che una scelta del genere sia applicabile al contesto afgano, tanto più se nel mirino sono i giovanissimi da vaccinare.
di Pierluigi Bussi
E’ difficile non tornare con la mente ad Apocalypse Now, quando il colonnello Kurz rievoca in modo allucinato la storia dei bambini vaccinati a cui i Vietcong avevano tagliato il braccio.
Fonte: Repubblica
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