

BERLINO – In Ungheria il governo non vuole che sia eretto un monumento al movimento Black lives matter, che definisce “razzista” e contrario alle tradizioni cristiane nazionali. Poco importa che il monumento sia piccolo (una statua della Libertà inginocchiata e di colore arcobaleno alta appena un metro e mezzo), poco importa che sia previsto di esporlo solo per due settimane. L’esecutivo guidato da Viktor Orbán, non ne vuole sapere. I commentatori della tv pubblica, come riferisce il Guardian, dicono che occorre farlo abbattere non appena verrà esposto. I movimenti apertamente razzisti, xenofobi e antisemiti e nostalgici si dicono pronti a fare a pezzi il monumento con le loro squadracce.
Tutto è nato dall’iniziativa del nono Kerület (distretto o circoscrizione) della capitale. Precisamente, si tratta di una parte di Pest, la riva orientale, che ha una vita culturale e giovanile particolarmente vivace. I responsabili culturali della nona circoscrizione hanno indetto un concorso, e scelto la statua inginocchiata.
Dice Krisztina Baranyi, sindaco (indipendente, vicina all’opposizione europeista) della nona circoscrizione e promotrice dell’idea: “Black live matters è un importante movimento antirazzista e contro la violenza e la brutalità della polizia, e la causa per cui si batte è importante in Ungheria come ovunque, non solo negli Stati Uniti”. Il monumeto è stato realizzato in 3D dallo scultore Péter Szalay.
L’iniziativa piace agli abitanti del quartiere, ma non al regime. Gergely Gulyás, capo di gabinetto di Orbán, è giunto a dire in pubblico: “Black lives matter è un movimento razzista, per cui ne consegue che razzista è chi vuole erigergli un monumento, non chi lo rifiuta”. Molti commentatori di Magyar Rádio és Televizió, la radio-tv pubblica, hanno proposto che ci si prepari a demolire il monumento appena verrà esposto e dicono che erigerlo in pubblico “equivarrebbe a erigere un monumento a Hitler”.
“È il tipico modo in cui questi dibattiti si svolgono in Ungheria: arrivano subito condanne estreme senza sapere di cosa si parli”, ha commentato la sindaca Baranyi. I suoi collaboratori fanno poi osservare che tanta ira governativa contro Black lives matter esplode in Ungheria dove vivono pochissime persone di colore. E che il governno preferisce i monumenti a Horthy (il dittatore al potere dal 1919 al 1944 autore delle prime leggi razziali del 20esimo secolo) o monumenti che dipingono l’Ungheria della seconda guerra mondiale come vittime di Hitler anziché l’alleato-chiave.
Non basta: la statua della discordia è di colore arcobaleno, come la bandiera lgbtq. Il governo ungherese, come quello polacco, sta conducendo una dura politica anti-lgbtq. Una recente modifica costituzionale ha definito legale solo la famiglia etero e obbligatorio educare i bimbi da parte di un papà e di una mamma donna ai valori tradizionali nazionali e cristiani.
Fonte: Repubblica